La storia del fallimento di un e-commerce da 140.000 euro

Un sito per la vendita di costumi da bagno brasiliani

 Come non vendere costumi brasiliani online e altri 1000 casi di insuccessi

Cronistoria dell'ennesimo fallimento di un sito e-commerce

Quello che trovate di seguito è il resoconto integrale che ci è stato fatto dal cliente. Solo i nomi sono stati cambiati, non il testo.

Prologo

La storia di MPS.

L’acronimo lascerebbe pensare a una nota banca….e come tale, i tre soci, le cui iniziali sono appunto M. P. S., si sono comportati in questa vicenda. Una banca anomala però, che ha fatto un finanziamento a fondo perduto di ben 140 mila euro.

Il tutto nasce in Sud America. Il sottoscritto P. italiano, che lavora in Brasile per conto di una piccola società, reduce da una ennesima settimana di pastoie burocratiche (tra zanzare caldo fogne a cielo aperto, rifiuti ovunque…cioe una tipica citta brasiliana non da copertina) contatta via skipe l'amico S., che vive in una citta vicina, anch’egli italiano, per parlare del più e del meno in una delle solite noiose serate locali, noiose ben inteso per chi fa una vita normale.

Dopo i soliti come stai come va etc, il sottoscritto lamenta il suo disamore per il Brasile, non tanto per luoghi e persone, ma per i rischi quotidiani di lasciar li la pellaccia e per i contorni su citati non proprio gradevoli. Auspica il definitivo ritorno a casa in Germania per riabbracciare il proprio figlioletto che non vede da quasi 5 mesi e la consorte.

S, una bravissima persona, forse anche troppo, era invece impegnato nella sua occupazione quotidiana, cioe trovare attraverso una rete di amici virtuali un affare o una attività da intraprendere che l’aiutasse a vivere sereno. Come al solito però si trattava di idee spesso impraticabili o senza prospettive serie.

Quella sera S. disse a P.: “ho una idea che secondo me può funzionare tanto più che a propormela e un mio amico da 25 anni, un fratello, che stimo come amico, uomo e professionista. Mi fido più di lui che di mio padre!” Il "Bolognese" lo chiameremo. L’aveva sparata troppo grossa perché non fosse vera, infatti mi fornì prova di questa sua amicizia. Ecco, da quel momento cominciò il nostro sogno/incubo.

L'inizio del sogno e dell'incubo

I fatti.

L’idea era quella di realizzare un sito e-commerce sulla falsariga di un sito di successo gestito proprio dal Bolognese, ma con una piattaforma modernissima ed efficiente. I prodotti da commercializzare sarebbero stati gli stessi (lingerie e costumi per le feste) e la società che avrebbe dovuto curare sito e web marketing, sarebbe stata la stessa che aveva firmato il successo del Bolognese. La chiameremo ApeRegina.

Il tutto all’inizio fu molto fumoso ma dopo qualche giorno S. contattò il Bolognese facendogli presente il proprio interesse al progetto, e pure quello del sottoscritto. Il Bolognese facendo leva sull’incondizionata fiducia del suo “amico” S. gli mise fretta, ma lo fece con astuzia estrema, senza darlo a vedere troppo. Fece presente che l’idea sarebbe stata senz’altro vincente se partiva entro il carnevale 2013. Periodo nel quale anche il Bolognese concentrava il 60% delle vendite, seguito da Halloween e Natale altri periodi clou.

Fu astuto, perché fece balenare agli occhi di S. la facilità di gestione dell’attivita e gli incassi reali o presunti, del suo negozio on-line che erano in costante crescita e si attestavano su circa 300 mila euro annui. Ciò ingolosi S. e fece colpo pure su di me, anche se volli poi verificare se i numeri fossero reali.

S. iniziava a sognare ad occhi aperti e a coltivare alacremente l’idea. Si fece mandare anche un progetto di investimento, che racchiudeva in linea di massima costi, servizi e attività. Era piuttosto generico, ma gli fu assicurato che nel caso l’idea fosse piaciuta ben presto sarebbe stato seguito da un preciso contratto. S. riteneva fattibile l’idea in Brasile e su quel luogo concentrava le sue attenzioni.

Gli feci presente che:

a) mai avrei fatto niente che mi legasse ancora a quello Stato

b) I costi di importazione della merce sarebbero stati insostenibili (vi sono tassazioni doganali pari al 40% del valore)

c) il mercato potenziale era del tutto sconosciuto e comunque concentrato al sud

d) I trasporti in Brasile non sono proprio affidabili e veloci, anzi….quindi per lavorare decentemente sarebbe stato necessario trasferirsi al sud e fare li la sede societaria per garantire certezza nella consegna

e) l’unico motivo per cui resistevo strenuamente in quello Stato era che nel nord è sempre estate, mentre al sud sembra di essere a Milano

f) l’impossibilita di tutelersi in caso di truffe visto il farraginoso sistema giudiziaro locale.

Proposi a S. di pensare a un simile investimento in Germania così, se il negozio avesse funzionato, avrei finalmente salutato per sempre i carioca. Questo tuttavia comportava il trasferimento di S. dal Brasile con famiglia al seguito, con la conseguente cessione di tutti i beni che egli possedeva in quel luogo. Gli dissi piu volte di pensarci bene e di parlare della cosa con il Bolognese, in modo da accertarsi della bontà dell’idea e dell’appoggio incondizionato, amichevole, costruttivo e professionale del citato personaggio.

Gli dissi precisamente: è una scelta di vita molto seria S., ragionaci su con calma se no lasciamo perdere, capiteranno altre cose.

S. spinto anche dal fatto che fosse meglio far crescere la propria figlia piccola in Europa e non in Brasile, e dalla crescente insicurezza generale, dopo una settimana si disse pronto a questa scelta. P.: "ho parlato a lungo col Bolognese, affrontato il discorso sotto ogni punto di vista, lui mi ha garantito il successo della iniziativa e appoggiato la mia scelta di trasferirmi in Germania vicino a te. Quindi per me si puo fare!”

Gli ripetei “guarda questa cosa ha i suoi margini di rischio e non sono nemmeno pochi, ma certo se il Bolognese e ApeRegina (una blasonata Web Agency) fanno il loro dovere abbiamo delle chance in più”, tuttavia aggiunsi “I costi che ci hanno proposto sono da valutarsi meglio, a partire dall’acconto che richiedono, e in particolare non sono chiare tutte le competenze ne i servizi che ci verranno forniti, quindi affrettati a richiedere nuovamente una bozza di contratto con indicato ogni dettagli dell’operazione, così possiamo esprimerci compiutamente.”

La richiesta fu fatta più e più volte, in seguito anche da me, ma la pressione per attivarsi entro carnevale 2013 cominciava ad aumentare. Alla fine, con una scusa o con l’altra, questo documento largamente incompleto arrivo a cose fatte, anzi a danno fatto, dopo quasi 5 mesi dal via ufficioso: una specie di abominevole contratto, oltre il limite del lecito, nulla a che vedere con quanto auspicato, salvo i costi, quelli si ben evidenziati.

A settembre, dopo un breve soggiorno in Germania, prima di ripartire per altri 2 mesi in Brasile mi recai dal Bolognese, che conobbi in visu in quella occasione. Si presentava bene, come un abile esperto di comunicazione (del resto era il suo vero lavoro), mi fece vedere numeri credibili, un magazzino fornitissimo e assistetti personalmente a una mezza giornata standard di lavoro, unitamente mi veniva spiegato il funzionamento del suo negozio online. Disse “questo funziona benissimo, pensa che il vostro sito sarà anche piu moderno, sarà un vero gioiellino”.

In una mattinata di un giorno qualsiasi, in un periodo di bassa stagione, fece 7 ordini e 13 pacchetti del giorno prima. Mi elencò solo oralmente il lavoro che lui e Aperegina (che scoprii essere sua socia al 33%....e li avrei dovuto capire come stavano le cose..) avrebbero fatto per noi, inclusa la fornitura di una parte della merce per lo start-up, precisando che questo ci avrebbe facilitato il compito, permettendoci poi di prendere contatto con calma con i fornitori ufficiali. Precisò “ovviamente non posso girarvela a voi allo stesso prezzo che la compro io, se non altro per una questione contabile, ma io ho un certo sconto sui prezzi di listino, vi applichero quindi lo sconto dimezzato o al massimo in alcuni casi il prezzo di listino: che volete di piu…voi tanto mi dovete pagare la consulenza quindi faccio volentieri questo lavoro per voi”.

Aggiunse “devo solo fare degli ordini maggiorati in quantità rispetto ai miei, e mettere il tutto in alcune scatole, curerò io personalmente la selezione dei prodotti, tranquilli.” Mi invitò a pranzo e mi accompagnò all’aeroporto, partii in Brasile, con una idea abbastanza positiva sull’iniziativa ma con molte incertezze circa costi e servizi se non altro perché non vi era nulla di preciso per iscritto. Alla partenza mi raccomandai “mandaci al più presto questo contratto che io vedo S nelle prossime settimane”.

Lui “scherzi?, certo che te lo mando subito altrimenti non si riesce a partire per carnevale…”. Concluse “Voi piuttosto prendete subito questa decisione e inviate l’acconto cosi l’agenzia puo partire a farvi il sito….mi raccomando considerate che ci vogliono almeno 60 giorni lavorativi per averlo quindi i tempi sono stretti”.

Incontrai S. dopo qualche settimana ma del contratto neppure l’ombra. Il Bolognese disse a quel punto “considerate quella bozza di progetto che vi ho inviato come base contrattuale sui costi, qualcosa la limiamo..ho dato incarico ai miei legali di preparare il contratto, deve essere un capolavoro che tuteli me e voi anche dagli altri….a giorni è pronto ma urge che facciate alla web agency il bonifico dell’acconto altrimenti si rimanda tutto e pace”.

S. era mentalmente già partito da settimane e il solo pensiero di rinviare tutto lo terrorizzava anche se non lo dava a vedere troppo. Anche io lo confesso, conscio di quanto bisognasse fare in Germania per partire a febbraio valutai che i tempi erano molto stretti. Aspettammo altri 10 giorni questo famigerato contratto, giorni nei quali il Bolognese insisteva a chiedere l’acconto e il via per ordinare la merce “ancora qualche giorno e salta tutto”.

Io nel frattempo predisposi un business plan circa I costi dell’investimento. Calcolai tutto in modo quasi perfetto: ipotizzai di spendere 120 mila euro sino a fine gennaio 2013 e altri 15 mila di gestione sino a Maggio. Alla fine nonostante tutto le spese sono state di 140 mila… Ipotizzai incassi bassissimi per il primo periodo, tali da pagare le spese di gestione e ricomprare il venduto, non di più, in modo da essere prontissimi e rodati a ottobre 2013, all’inizio del periodo clou.

S., I tempi stretti, la fiducia insindacabile di S. nei confronti del Bolognese furono fatali. Mandammo l’acconto nella seconda metà di ottobre e demmo il via a occhi parzialmente chiusi alla cosa, confidando che il contratto si basasse su quel progetto propostoci, a cui nel frattempo avevamo limato qualche costo.

Tornammo in Germania il 20 novembre….a due mesi esatti dal carnevale, sicuri che la merce fosse stata ordinata per noi e che il sito fosse a buon punto. Il sottoscritto e M. mia moglie, in poche settimane, grazie alle nostre conoscenze, garanzie personali e impegno e una certa esperienza e capacità costituimmo unitamente a S. la società.

Facemmo tutto noi due, dalla scelta del nome, alla ricerca dell’ufficio-deposito, al contattare una persona che parlasse bene il Tedesco per il call center, acquistare le attrezzature e gli arredi, trasportarli e montarli nottetempo, provvedere agli allacci delle utenze, intrattenere i rapporti con il commercialista, l’avvocato, Dhl per i trasporti e infine altre cose. Insomma, facemmo quello che era il nostro compito da imprenditori.

S. doveva occuparsi di trovare casa (ma lo facemmo noi, così come comprargli i mobili, trasportarli e montarli….e molte altre cose) e di sollecitare il suo amico fraterno che rispettasse gli impegni.

Il 7 gennaio eravamo in ufficio, tutto pronto, uno splendido spazio di 250 mq per soli 1200 euro al mese, che avevamo arredato in tutto e per tutto, a bassissimo costo. Avevamo avuto anche la partita IVA, il tutto in meno di due mesi: lo stesso avvocato, Tedesco e quindi maestro in organizzazzione e tempismo rimase sbalordito di quanto avevamo fatto…disse “non ci avrei mai creduto se non avessi visto con I miei occhi”. Mancavano solo due cose: le piu importanti. La merce e il sito.

Il giorno seguente arrivò la prima partita di merce…non riscosse il mio entusiasmo ne quello di mia moglie… (S non ci fece caso, era troppo “innamorato” di quanto il suo amico fosse capace di fare), ma eravamo concentrati sul da farsi poi e preoccupati perché non avevamo ormai più il tempo per occuparci di conoscere e studiare il sito e tantomeno per iniziare a capire bene come farlo funzionare.

Il giorno 11 gennaio arriva la seconda partita di merce, mentre il 12 gennaio ci fu presentato il “gioiellino”…a li mortacci direbbero a Roma…NON ERA ALTRO CHE LA FOTOCOPIA ESATTA DEL SITO DEL BOLOGNESE…in tutti i sensi visto che vi appariva anche il SEO che lo riguardava…cambiava solo l’estensione: .de in luogo di .it.

Già questo era a dir poco gravissimo, ma era pure tutto in italiano e le parti in tedesco erano pochissime, erano la sola traduzione letterale della parte in Italiano…roba da pazzi! Per essere chiaro, solo degli incopententi potevano tradurre un AGB dall’italiano e non farne uno in Tedesco vista la differenza legislativa esistente….. in pratica, per tre mesi, questi signori della blasonata Web Agency non avevano fatto nulla.

Ci arrabbiammo moltissimo, e scrivemmo varie mail garbate ma pesanti ai due…..ma invece di fermarci e fare causa, decidemmo di andare avanti visto che avevamo già speso piu di 60 mila euro, annebbiati da propositi costuttivi e non distruttivi. Lavorando 24 ore al giorno, il sottoscritto rifece tutta la parte istituzionale (consegne e assitenza clienti inclusi) carente anche in italiano ampliandola ed adeguandola allo standard Tedesco (avvalendomi anche di consulenze esose), e la predispose per le traduzioni.

ApeRegina (la rinomata e famosa Web Agency) e il Bolognese si impegnarono a tradurre le 600 schede prodotto e tutti i commenti ai banner etc….ma quando arrivarono erano zeppe di errori in tedesco….stile “a me mi andasse di uscirmene fuori di qui”. E pure peggio, periodi assolutamente incomprensibili…immaginate che danno avrebbe fatto andare in rete con simili testi….Mi astengo dal dirle quanti infiniti altri errori e correzioni facemmmo e facemmo fare ad ApeRegina, per citarle dei numeri le dico che vi furono 400 mail solo in uscita dal 24 novembre al 24 gennaio, e sappia erano belle piene di osservazioni…

Cio però distolse la nostra attenzione dalle caratteristiche tecniche del nostro sito, e anche dai prezzi della merce…forse fu tutto fatto ad arte.
Il giorno 24 gennaio il mio compito era teminato e avevo pure fatto correggere tutti gli errori nei testi di ApeRegina…ma smanettando sul sito ci rendemmo conto che esso presentava notevoli problemi, e che man mano che si caricavano prodotti, le anomalie aumentavano.

La mattina del 25 gennaio ci viene comunicato che la terza e ultima partita di merce era pronta e la pagammo subito, arrivò due giorni dopo.

La merce che il Bolognese ci aveva inviato, a vederla tutta insieme ci rendeva a dir poco perplessi…. 40 mila euro di merce, quantità e qualita poco soddisfacenti…e non sapevamo ancora tutto.

L’apocalisse

La sera del 25 arrivò una delle rare mail del Bolognese - che scriveva prevalentemente per richiedere soldi, o per scusare ApeRegina - dal seguente titolo “3,2,1 si parteee!” alla quale allegava il mitico o meglio famigerato contratto. Un obrobrio, scritto in italiese, zeppo di contraddizioni e di impegni tutti a nostro carico (tipo “…in caso di violazioni all’uso del marchio da parte di terzi, la vostra società dovra occuparsi della tutela legale” cioè come se Calzedonia - per esempio - facesse pagare agli affiliati clonazioni o copie del suo marchio da parte dei Cinesi, e non vi provvedesse come azienda), infarcito di condizioni assurde ma sopratutto era una specie di franchising, ma fatto malissimo.

Altra citazione…tra le righe si scriveva che la merce andava acquistata previa sua verifica e approvazione….insomma il sito non era il nostro era una sua dependence……Ometto tutte le oscenità legali che conteneva, tali da danneggiare anche chi ce lo aveva proposto oltre a noi. Ovviamente nessun legale avrebbe mai scritto una roba simile…era tutta farina del suo sacco ed era stato mandato ad arte all’ultimo momento confidando che noi, stupidi o stanchi lo firmassimo pur di partire, solo S. non vi aveva fatto caso…lui avrebbe firmato “qualsiasi cosa pur di partire”. Lo mostrammo al nostro legale in Germania che disse di buttarlo via.

Noi, con molta gentilezza, scrivemmo “il documento così come ce lo hai mandato non si puo sottoscrivere, ci permettiamo di suggerirti alcune modifiche, ma ovviamente lo devi riscrivere tu al piu presto!!!”. Le modifiche erano molte, ma nessuna scritta ad arte per tutelarci o avvantaggiarci alle sue spalle. Aggiungemmo anche una frase: prima di firmare qualsiasi cosa abbiamo bisogno anche del contratto di ApeRegina, altrimenti non si può andare avanti, del resto sono 5 mesi che ve li chiediamo. Era il giorno 26 sera, la mattina del 27, ultimo giorno utile per attivarci per carnevale arriva la risposta. Copio di seguito la nostra mail e la risposta del bolognese.

Nostra Mail:

“Ciao Bolognese, abbiamo letto e fatto leggere il documento che ci hai mandato, che così com'è non si può sottoscrivere. Premesso che noi non abbiamo alcuna intenzione di operare senza pagare il dovuto, vogliamo anche essere tutelati in ogni modo da arbìtri.
Il documento è arrivato troppo tardi, c'era tutto il tempo per mandarlo prima così da migliorarlo insieme......ora bisogna comunque farlo al più presto.

In realtà noi non abbiamo uno straccio di contratto se non il file che tu ci hai mandato a suo tempo e la mail di ieri di xxxxx dove elenca quanto di sua competenza per il Web marketing.....nulla riguardo al costo relativo al sito. Niente contratto. Tutto senza una sola firma.
Lo attendiamo urgentemente, non si può attendere oltre domani.
Ci siamo permessi di fare delle osservazioni circa il documento che ci hai inviato.....leggile. Attendiamo tua cortese risposta. Ciao”

Risposta la sera stessa:

“Gentili tutti, facendo seguito alla vostra comunicazione e al fine di rendervi operativi quanto prima, riteniamo che la soluzione migliore per le parti, sia quella che la vs società operi con un sito che le permetta di svolgere le proprie attività in completa autonomia e in completa libertà di vincoli dal mio, e pertanto con un proprio nome e marchio (che se non erro già possiedete).

La revisione pertanto, metterebbe in condizione la vs societa, di rendersi attiva in sole 48 ore, inviando ad ApeRegina quanto segue:

Per il resto, ovviamente dovrete correggere quelle parti dei testi (soprattutto i Banner delle singole sezioni) sostituendo al nome della mia società il nome della vostra, e la parte attuale di Note Legali. Non ci sembra di aver visto altre cose che abbiano relazione con la mia societaà.

Ovviamente verrà personalizzato anche il banner animato attualmente in uso e/o altre eventuali scritte al momento presenti e le Email aziendali con la nuova URL.

Questa revisione, ovviamente prevede anche una revisione degli onorari nei confronti miei e della mia società, la quale, a questo punto, diverrebbe un semplice fornitore di Consulenza di Immagine (Grafica), per la quale riconoscerete in un'unica soluzione € 10.000,00.
Se ritenete questa proposta, la soluzione migliore, potete inviare anche oggi stesso il dominio da registrare ad ApeRegina, in modo da renderlo operativo quanto prima e trasferirci il vostro sito (sono richieste di prassi circa 48/72 ore dalla registrazione).

Sempre se riceveremo riscontro positivo nei confronti della presente, martedì 29 gennaio, vi verrano presentate regolari fatture di pagamento, rispettivamente di € 10.000,00 a Saldo delle attività della mia societa nei vostri confronti e di € 10.000,00 come pagamento del 50% dei compensi a me medesimo (il saldo avverrà a fine febbaraio 2013). In attesa di un vostro riscontro, vi auguro Buona Domenica”

Insomma, invece di correggere il contratto (se cosi si può dire) ci scaricava proprio alla fine. Insistemmo ancora gentilmente affinché modificasse il contratto.

Risposta “ho inoltrato la vs risposta ai miei legali, dubito si possa fare qualcosa in merito, per di più in così breve tempo…. è mia ferma convinzione che sia meglio per voi procedere con vs nome e marchio”.

Rispondemmo cosi:

“Gentile Signore, avresti dovuto manifestare questa tua "convinzione" molto tempo fa, senza che gli altri si indebitassero e facessero una serie di investimenti contando sulla tua buona fede.
Spero che i tuoi legali ti spieghino bene che ti abbiamo solo fatto una cortesia a non firmare quella porcheria, e che altrettanto ti facciano capire che tu non ti puoi tirare indietro così alla "leggera" dai tuoi impegni - anche se solo via mail -....forse non lo sai ma sono reciproci.”

Non se ne fece nulla. Proponemmo a saldo e stralcio la metà di quanto il signore ci chiedeva, e ci sembrava già di fargli un grosso favore, ma come risposta ci arrivo prima una mail, poi una lettera, di un suo legale che ci diffidava dall’usare qualsiasi cosa inerente il sito del Bolognese, foto, banner commenti tutto insomma… quanto lui ci aveva venduto che già non ci piaceva e il nostro lavoro erano da buttare via.

Carnevale era perduto. Giusto per peggiorare le cose scoprimmo consultando i prezzi dei vari fornitori (dedotti dalle schede prodotto della merce) che il signor Bolognese non solo non ci aveva applicato uno sconto dimezzato rispetto al suo, tantomeno il prezzo di listino…..ma un prezzo maggiorato del 37% di media!!!! Insomma ci aveva fatto pagare la merce ben 12 mila euro in piu, spedizioni a parte…..un signore.

Peggio ancora abbiamo scoperto che la vendita da lui fatta non era consentita dai fornitori (non ammettono il doppio passaggio) e che quindi noi la merce non la potevamo vendere!!!!!

Abbiamo dovuto, obbligatoriamente, acquistare della merce ulteriore per ottenere -con benevolenza- dai fornitori il permesso scritto di vendere quanto già avevamo in magazzino e per farlo abbiamo speso ben altri 25 mila euro (cadauna azienda ci impose un minimo acquisto…..) . Ma almeno era bella roba, da noi selezionata accuratamente. Nel frattempo avevamo pure creato la pagina facebook….illusi.

Rimettemmo contestualmente mano al sito, in accordo (eufemismo) con la Web Agency facendone uno nuovo, quello che è attualmente online, ma sulla base della medesima piattaforma …nessuno ci disse che anche la piattaforma era da buttare via….lo abbiamo scoperto dopo.

A seguito di innumerevoli altre mail di sollecito (forse 500) Aperegina caricava fisicamente (e basta) tutto quello che noi inviavamo, nuovi banner (ben 40) tutti i nuovi commenti, tutta la nuova parte amministrativa, tutti le descrizioni dei prodotti, tutte le nuove foto. Tutte le icone, tutte le nuove disposizioni delle pagine, tutte le nuove categorie prodotto etc….sia in Italiano che in tedesco.
Ma il sito si bloccava sempre…o presentava strane anomalie…per mesi.

Alla fine il primo aprile eravamo pronti, stanchissimi ma fiduciosi. Non avevamo capito ancora che il sito avrebbe continuato ad avere problemi, che sarebbe stato difficilmente migliorabile e che tante funzioni che qui in Germania sono richieste e fondamentali per generare fiducia nel cliente non erano applicabili (esempio “paga con Amazon”).

Il giorno 10 aprile attivammo la pubblicità…tanto per cambiare per tre giorni o quattro il sito faceva le bizze e comparivano scritte assurde tipo “fatal error” mentre si effettuavano i pagamenti, e una serie di altre infinite amenità. Il giorno 20 improvvisamente, incassati gli ultimi soldi pretesi…ApeRegina ci mollò su due piedi “non intendiamo continuare la collaborazione”. Seo: neppure a parlarne. Campagna AdWords…quella che vede… e tutto il resto lo immagini.

Abbiamo consumato mano mano i soldi finanziati per Google AdWords, provato anche a cambiare le keyword in corso d’opera…attivata pubblicità su facebook….ma niente. Il negozio online non decolla. Una Web Agency locale ci ha detto che il sito ha troppi problemi, non ha le certificazioni necessarie (trust) e ha una forma troppo dissimile da quelle attinenti il gusto dei tedeschi…insomma non incute fiducia.

ORA SIAMO A 143 mila euro con quelli di oggi…..abbiamo disdetto contratto d’affitto e ci apprestiamo a riempire il garage e una stanza di casa di scatoloni….le attrezzature (scrivanie, scaffali, appendiabiti,etc) le dovremo svendere……che altro dovremmo fare secondo Lei, vendere l'auto e spendere altri soldi per questo sito???

PS: Preciso che questo qui sopra e solo un riassunto….che ogni cosa che ho scritto è vera e ne ho le prove scritte, che il nostro socio S. si e dimesso dalla società ed e tornato in Brasile tra le lacrime ringraziandoci ma lavandosene le mani (a caro prezzo però poverino…..), che mia moglie mi guarda in cagnesco perché é stremata, che io devo tornare a lavorare in Brasile in un ruolo inferiore al precedente, economicamente meno conveniente, e in un luogo più pericoloso, infatti il mio precedente lavoro ora lo svolge un altro, vista la mia rinuncia di 8 mesi fa.

Autore: Gianfranco Viasetti

 

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